Nel corso di una intervista concessa alla CNN, con una imperdonabile dimostrazione di mancanza di ‘savoir vivre’ e ‘faire’, palesando scarsa intelligenza (se proprio dovuto, il ‘lavoro sporco’ si fa fare solo agli altri) Joe Biden ha detto di ritenere giusto che Donald Trump venga sottoposto al secondo Impeachment.
(Le relative udienze senatoriali dovrebbero prendere il via l’8 febbraio mentre comunque si discute a proposito della costituzionalità di un procedimento di tal fatta messo in atto non ai fini di una impossibile destituzione – non è in carica – ma per impedire all’inquisito ogni futura candidatura).
Ora, non tanto le sue specifiche parole quanto gli atteggiamenti di pressoché tutti (egli, da oggi ma non solamente, in prima linea!) i vincitori – i quali, impegnati a parole a riunire, in verità profondamente dividono – fanno tornare alla mente per relativa connessione un invero recente passo introduttivo ad una analisi politico elettorale vergato da Scott Rasmussen.
Brano che così sostanzialmente diceva:
“Quando frequentavo il college, era in voga e veniva
conseguentemente in molte occasioni pubblicata sugli organi di stampa studenteschi una serie di vignette.
Mostravano nell’ordine:
l’allora Presidente degli Stati Uniti che incolpava il suo predecessore per tutti i problemi e le difficoltà della Nazione.
Il chiamato in causa che additava quale responsabile il desso in sella prima di lui.
Così via fino a George Washington.
Il quale accusava Re Giorgio.
Alla fine, si arrivava a Eva che ovviamente incolpava Adamo.
Ed ecco che nel momento nel quale il primo uomo si apprestava a parlare una voce dal Cielo gli intimava ‘Attento!’”