1952, la Televisione di là da venire.
Treni dei pendolari da e per Milano.
Praticamente tutti i passeggeri, appena seduti, danno inizio alla lettura del giornale.
Non del milanesissimo e autorevole Corriere della Sera o, certo più raramente, della piemontese Stampa, usciti al mattino.
I titoli ‘sparati’ graficamente recano:
Corriere d’Informazione’
Corriere Lombardo
La Notte.
Le testate dei cosiddetti ‘quotidiani pomeridiani’, impostati senza dubbio in modo diverso rispetto ai predetti due, molto più attenti alla cronaca comunque definibile, agili, riassuntivi nell’esposizione, privi quasi del tutto di articoli di riflessione e approfondimento e, in ragione proprio dell’ora di pubblicazione (arrivarono anche a successive edizioni quasi serotine), in grado di riportare notizie da Stati Uniti d’America non totalmente ‘formati’ (solo nel 1959 Alaska e Hawaii saranno ammessi), superando l’handicap determinato dall’ovviamente differente fuso orario della Grande Mela e vie più di Los Angeles, i due punti focali ai quali si guardava allora, quasi scoprendoli (e, ahimè, si guarda ancora, non accorgendosi, non volendo tenere in considerazione – sto debordando peraltro del tutto correttamente – che gli USA sono socialmente, culturalmente, politicamente, idealmente, ideologicamente, economicamente, anche se non soprattutto ‘altro’, finendo in parecchie occasioni – il Donald Trump del 2016, per esempio – con l’essere sorpresi da accadimenti invece assolutamente – l’ho fatto ed è documentato – prevedibili).
Tra le notizie che – tornando al 1952 e in specie agli ‘esteri’ e all’oltre Atlantico – si potevano leggere quasi sempre in prima pagina, nelle didascalie posizionate a spiegare fotografie scelte per il buon richiamo che all’evidenza garantivano opportunamente collocate, quelle relative agli incontri di Pugilato (fortissimi gli Italoamericani sui ring tra le dodici corde) e, novità vera per noi (del resto, colà ancora non diffusissime visto che il Grand Old Party le programmava in soli dodici Stati e i Dem in quattordici lasciando alle nomenclature largo spazio di manovra), le afferenti Primarie e Caucus organizzate per scegliere (anche a quel mentre e via via sempre più largamente fino ad interessare il Paese intero) attraverso il voto popolare Stato per Stato i Delegati alle Convention dal cui esito sarebbe scaturito il nominativo del Candidato alla Casa Bianca.
Fu quell’anno datato il primo confronto – facilmente vinto dal primo – tra il repubblicano Generale Dwight ‘Ike’ Eisenhower e il Governatore democratico dell’Illinois Adlai Stevenson.
Ebbe decisamente a meravigliarmi – come si comprende, avevo iniziato ad interessarmi del sistema elettorale americano leggendo proprio i citati quotidiani che mio Padre portava a casa a sera – per cominciare, il fatto che nei precedenti anni, dal gennaio del 1949 (ogni incombenza regolata da calendario e dall’orologio e impossibile ‘sgarrare’!) il Governo USA era stato uno soltanto, che il Presidente anche, che il Congresso non avesse voce in capitolo.
In Italia, nel medesimo periodo, tre i Dicasteri Alcide De Gasperi formati tra discussioni ed accordi e compromessi all’interno di uno e con altri partiti, che da noi fosse obbligatoria la ‘fiducia’ delle Camere, che esistesse la possibilità della ‘sfiducia’, che si votasse ‘quando capita’ e, brutalmente semplificando, i poteri di guida (mah?) fossero infine divisi tra due figure: il Presidente della Repubblica e quello del Consiglio dei Ministri.
Mi appariva – poteva così non essere? -btanto decisamente più funzionale e strutturato il sistema americano che decisi allora di studiarlo in ogni dettaglio chiedendo ai miei Genitori di aiutarmi nella ricerca dei saggi in tema pubblicati.
(Va qui detto che, per quanto giovane fossi, era in casa usuale che degli argomenti tutti ai quali mi interessassi mia Madre e mio Padre, prima mi parlassero, se e quando e quanto fosse a loro conoscenza il tema, e poi mi aiutassero ad approfondire.
Di lì a ben poco, nelle librerie cittadine, furono aperti ‘conti’, come si diceva, a mio nome.
Sarei stato difatti autorizzato a comprare e, appunto, ‘a far mettere in conto’ tutti i libri che ritenessi acquistare dopo di che Mamma sarebbe passata a fine mese per il pagamento.
Considerando che a partire dal seguente 1953, usando io una particolare tessera che i distributori nazionali di film avevano dato a mio Padre in quanto organizzatore del cosiddetto Festival Cinematografico di Varese, entravo gratuitamente nelle sale di proiezione arrivando a vedere dal primo pomeriggio anche due pellicole al giorno – Western e Commedie americane a iosa – si può comprendere prima di tutto in generale quale incredibile tipo di educazione io abbia ricevuto e molto ancora in merito alla mia affezione comunque sempre controllata, nei confronti degli Stati Uniti d’America, come in assoluto istituzionalizzati e regolati, il cui sorgere ho raccontato e ai quali ho nel tempo – senza conoscere la lingua se non in modo indecoroso, mai desiderando andarci – ho dedicato milioni di ore e molte migliaia di pagine saggistiche o di cronaca.
Tutto rinvenibile nei libri fino ad oggi pubblicati e/o reperibili online.
Massimo riconosciuto profondo conoscitore a livello europeo e tra i più consultati anche altrove, da vent’anni sono consulente e partecipante delle trasmissioni che Bruno Vespa dedica alle prescritte date alle votazioni USA, quelle di Mid Term comprese.
Seguo inoltre gli accadimenti in vista delle urne per la Fondazione Italia USA, della quale sono molto felicemente Presidente Onorario.